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Biografia di Alan Sorrenti
Di origine
italo-inglese, nato a Napoli il 9 dicembre 1950, Alan Sorrenti si
trasferisce nel 1972 a Roma per entrare nell'ambiente musicale
capitolino. I suoi brani, un rock d'autore orientato verso la musica
psichedelica e progressiva, ispirata ai lavori del
cantante-compositore Peter Hammill e del cantautore folk-rock
californiano Tim Buckley, pur senza incontrare i favori della
discografia colpiscono i conduttori del programma radiofonico “Per
voi giovani”, che mandano
in onda i suoi demo. Invitato al Festival d'Avanguardia e Nuove
Tendenze di Roma viene notato dalla casa discografica EMI, la quale
gli offre un contratto. Accompagnato tra gli altri da Tony Esposito
alla batteria e percussioni, Jean-Luc Ponty al violino, Vittorio
Nazzaro al basso e alla chitarra classica, e Albert Prince alle
tastiere, registra tra Roma, Nizza e Parigi l'album d'esordio, Aria
(1972), un disco che esce con
l'etichetta “EMI Harvest” e riscuote un notevole
successo; sono solo quattro brani, ma più che la title-track
colpisce Vorrei incontrarti, pubblicato anche su 45
giri, forse perché il testo contiene riferimenti più
vicini alla realtà delle giovani generazioni, combattute tra
viaggi esoterici e lotte sociali. I testi e il rock acustico e
progressivo di Sorrenti non sono niente di eccezionale, ma la sua
voce è una totale novità, almeno per il mercato
italiano. Il suo modello di riferimento, Tim Buckley, ha molte più
capacità vocali e così Sorrenti sperimenta con la sua
voce nuove e originali strade espressive; però questa sua
sperimentazione nel canto, non sempre viene accettata dal pubblico
dei concerti, con il quale sviluppa ben presto un rapporto
conflittuale. Nel 1973 a Londra registra l'album Come un
vecchio incensiere all'alba di un villaggio deserto,
nel quale si avvale di ospiti d'eccezione come Francis Monkman,
tastierista dei Curved Air, gruppo inglese che fonda musica classica
e rock, e David Jackson, sassofonista dei Van Der Graaf Generator,
la band di Peter Hammill. Quest'ultimo LP non gli porta però
molta popolarità, ma quando nel 1974 esce il suo terzo album,
Alan Sorrenti, l'insolita cover in esso
contenuta dal titolo Dicitencello vuje,
un classico napoletano del 1939 di Enzo Fusco e Rodolfo Falvo, scala
le classifiche anche se purtroppo viene duramente contestata nei suoi
concerti: basti pensare che nel 1975 il lancio di bottiglie e lattine
durante il Festival di Licola lo costringe a interrompere
l'esibizione. Sorrenti parte per un viaggio di riflessione, che lo
porta a stabilirsi negli Stati Uniti. Nel 1976 registra a San
Francisco un album di fusion intitolato Sienteme, it's time
to land, contenente sei brani
su otto in inglese; subito dopo realizza un altro LP, Figli delle
stelle, dal quale
l'omonima canzone estratta che da il titolo all'album
ottiene un enorme successo, per Alan arriva un successo da pop star.
Figli delle stelle,
arrangiato secondo i canoni della più pura disco-music, segna
l'inizio di una nuova fase artistica ma
anche il definitivo distacco dal pubblico degli inizi; il brano Tu
sei l'unica donna per me,
inserito nell'album L.A. & N.Y. pubblicato nel 1979, vince
il Festivalbar; escono poi gli album Di notte
(1981) in cui è contenuta la hit Non so che darei,
Angeli della strada
(1983) e Bonno Soku Bodai (1987), ispirato al buddhismo,
religione alla quale il cantautore si è convertito. Nel 1988
si propone al Festival di Sanremo classificandosi al sesto posto con
il brano Come per miracolo
e quattro anni più tardi pubblica Radici,
una raccolta con alcuni inediti. Escono poi nel 1997 un remix di
Figli delle stelle
e l'antologia Miami
che contiene gli inediti Kyoco mon amour,
brano in stile funky-disco-music abbastanza apprezzato dalle radio, e la romantica Una come te.
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